Cos’ha in mente il Governo Prodi

Estratti del discorso tenuto alla Conferenza stampa di lancio della Campagna "Leva la Leva" da Valentina Piattelli, presidente del Comitato "Né giusta né utile", Roma 20 agosto 1998

Ripercorriamo quindi insieme quanto è stato detto e fatto negli ultimi anni in materia di "riforma" del servizio di leva, per cercare di capire qual è la strategia complessiva del governo in materia.

Nel dicembre del 1996 il Sottosegretario alla Difesa Massimo Brutti disse ad un convegno del PDS che la leva militare sarebbe stata abolita entro il 2003, analogamente a quanto previsto in Francia e Spagna.

Parallelamente alcuni dei più grandi enti convenzionati, l’ARCI e la Caritas, avevano esposto i loro progetti in merito alla riforma del Servizio civile. Il titolo del progetto dell’ARCI è significativo: "Servizio civile per tutti".Dopo la presentazione di un disegno di legge in tal senso, Brutti nel febbraio del 1997 ha spiegato chiaramente cosa intendono fare:
"da una parte [...] un ampliamento del servizio civile - quindi non dell'obiezione di coscienza - dall'altro una professionalizzazione delle FF.AA.".
D’altronde nel programma stesso di Prodi apparso su "Micro-mega" nel 1995 si poteva leggere alla voce "Servizio di leva civile e militare":
"Agli impegni internazionali sempre più delicati e specializzati richiesti dal nuovo ordine mondiale, è oggi opportuno fare fronte con un piccolo ma preparato esercito professionale (e non di leva).
Si pone la necessità di organizzare un servizio civile obbligatorio (per maschi e femmine) con tre obiettivi fondamentali:

Il problema della formazione e della preparazione dei giovani non può infatti essere lasciata soltanto alla scuola, ma deve costituire l'impegno centrale di tutta la società italiana."

Ad un certo punto però si devono essere accorti che la Convenzione Europea per la Salvaguardia dei Diritti Umani e delle Libertà Fondamentali vieta di imporre i lavori forzati, tranne che nel caso di obiettori di coscienza e criminali. Come conciliare quindi la necessaria riduzione del personale delle forze armate con il mantenimento e l’allargamento del Servizio Civile?
Nell’autunno del 1997 è stata pubblicata un’indagine conoscitiva sulla Riforma della Leva svolta per conto della Commissione Difesa della Camera. Per salvare capra e cavoli viene proposto il cosiddetto "sistema misto", dove le forze armate sono basate sia su volontari, sia su un numero sempre più ridotto di soldati di leva. In questo sistema misto il numero delle persone reclutate sarà significativamente basso, circa 70.000, contro una disponibilità di giovani di circa 300.000 l’anno. Anche togliendo il numero sempre crescente di obiettori di coscienza, è evidente che vi sarà un numero di esuberi elevatissimo. La leva quindi da mannaia indiscriminata che va a colpire centinaia di migliaia di giovani l’anno, diventerà una mannaia affidata alla sorte (o forse alla amicizie) che andrà a colpire poche decine di migliaia di persone. Da una leva generalizzata, passeremo ad una leva di sfortunati.

Intanto migliaia di ragazzi dovranno rimandare i loro studi e la loro carriera per anteporvi l’esercizio di un dovere che poteva essere evitato.
Nell’indagine conoscitiva della Commissione Difesa, si dice che l’abolizione della leva è sconsigliabile perché i volontari costano di più, dato che bisogna pagarli decentemente. Probabilmente è vero che la riconversione del sistema presenta dei costi, d’altronde analoghe esperienze europee dimostrano che - a regime - l’incidenza sulla contabilità dello Stato è invariato. Nessuno però nota quanto sia diverso il costo umano e sociale! I costi della leva sono contenuti perché lo stipendio del soldato di leva, o dell’obiettore, è di 150.000 lire al mese. Quello che lo Stato "risparmia" con queste paghe viene in realtà sottratto alle famiglie dei giovani di leva ed è quindi un costo che comunque va a gravare sulla comunità. E che dire poi del costo personale dovuto al ritardo nell’immissione del mondo del lavoro, negli studi, del costo non quantificabile dovuto alla perdita di libertà?

In Italia, all’interno delle spese destinate alla difesa, la quota incomprimibile destinata alle spese relative al personale costituisce addirittura il 57% della spesa complessiva. Se proprio vogliono risparmiare su queste cifre, tanto varrebbe abolire del tutto questa ridicola paga, tanto non si possono certo aspettare proteste o scioperi per questo da chi questi diritti non li ha.

Ma si dice un’altra cosa interessante nell’indagine della Commissione Difesa: "si ritiene che la effettiva funzionalità di un servizio civile impostato su base volontaria potrebbe rivelarsi assai limitata, riducendosi presumibilmente a livelli piuttosto modesti la disponibilità di personale da impiegare".

Questa constatazione lapalissiana smentisce le pretese di chi, come Prodi, per giustificare l’istituzione di un servizio civile nazionale obbligatorio per tutti, fa notare come 50.000 giovani ogni anno "scelgano" il servizio civile, quasi non avessero come unica alternativa la caserma o il carcere.

E allora si giunge al vero nodo del problema. A nostro avviso il servizio di leva non viene mantenuta per esigenze di difesa della Patria, quelle che l’avrebbero giustificata secondo la Costituzione, ma viene mantenuta per poter garantire una congrua leva civile. D’altronde Andreatta è stato onesto e lo ha detto chiaro e tondo in un’intervista rilasciata su "Famiglia Cristiana", dicendo che gli serviva "manodopera" - questa la parola utilizzata - manodopera per gli enti locali.

La possibilità di avere alle proprie dipendenze persone sottoposte a lavoro coatto, senza diritti sindacali e virtualmente senza paga è allettante per molti. E nonostante la crescita esponenzia le del numero degli obiettori di coscienza, per recuperare anche i cosiddetti "esuberanti" - per usare il linguaggio militare - si arriva ad escamotage come quello del cosiddetto servizio sostitutivo di leva nei vigili urbani, di cui si è parlato pochi mesi fa. In realtà non si tratta di un servizio di leva.

Questi vigili urbani e custodi nei musei vengono presi fra coloro che sarebbero risultati in sovrannumero. Cittadini che erano stati chiamati a fare il servizio militare, e che erano stati rifiutati dall’esercito perché non gli servivano, vengono ripescati dall’amministrazione civile per finalità che niente hanno a che vedere con la difesa della patria, ma per svolgere le quali essi sono pagati e trattati come se fossero militari di leva. Quello che per noi all’inizio era solo un sospetto, e cioè che si mantenesse la leva militare per mantenere la leva civile, viene suffragato anche dall’ultima legge sull’obiezione di coscienza, nella quale i pochi elementi positivi sono affiancati da una serie di gravi elementi negativi che mostrano come essa sia stata dettata non per venire incontro alle esigenze degli obiettori, ma per venire incontro all’esigente degli enti convenzionati. Addirittura è stata rimessa in dubbio la pari durata dei due servizi, sancita dalla corte costituzionale, ed è stata aperta la strada ad una maggiorazione nella durata del servizio civile per garantire le esigenze degli enti di avere personale un po’ più qualificato imponendo periodi di tirocinio.

Noi ci appelliamo quindi alle associazioni di volontariato: probabilmente c’è stato un tempo in cui è stato giusto anche collaborare con questo sistema per cambiarlo; adesso non è più così. Siamo arrivati al paradosso che il servizio militare viene mantenuto per poter mantenere il servizio civile. È tempo di non collaborare. Noi chiediamo alle associazioni di sciogliere le convenzioni con il Ministero della Difesa. La nuova legge prevede che gli obiettori che non sono stati assegnati, saranno riformati per sovrannumero. L’obiezione di coscienza è cosa diversa dal servizio civile. Se volete aiutare gli obiettori, non partecipate attivamente alla loro punizione. Il volontariato deve essere volontario, altrimenti cosa diventa?

Noi crediamo che costringere persone a svolgere volontariato sia una violazione dei diritti umani. L’Articolo 20 della Dichiarazione Universale dei Diritti Umani recita: "Nessuno può essere costretto a far parte di un’associazione". Un obiettore in Italia può essere costretto a lavorare presso associazioni di vario tipo, spesso con finalità politiche che magari egli non condivide, e ciononostante non può rifiutarsi di lavorare per loro, pena la galera, e sono centinaia di giovani che ogni anni "scelgono" la galera.

Chiediamo anche ai semplici cittadini di non essere complici di questo sistema. Se andate al Comune, in una biblioteca o in un qualsiasi altro luogo dove ci siano obiettori di coscienza sottoposti a servizio civile, pretendete di essere serviti da un dipendente. Scoprirete che spesso non è possibile perché non ce ne sono. Denunciate allora la cosa: è illegale: è sostituzione di personale. Insieme al Partito Radicale stiamo facendo un’indagine per dimostrare la diffusione della sostituzione di personale con obiettori e quando se ne presenterà l’occasione non esiteremo certo a denunciare la cosa.

Ma si badi bene, noi non chiediamo una riforma, non chiediamo che siano fatti controlli per evitare che questo accada. Noi pensiamo che certe degenerazioni siano insite nel sistema coercitivo complessivo, perché la sospensione della libertà personale è cosa che andrebbe fatta con maggior cautela e solo in situazioni di emergenza.

Chiediamo quindi che la leva sia abolita, e in fretta. Si libereranno così migliaia di posti di lavoro nell’amministrazione pubblica, negli enti locali, nelle cooperative sociali e anche nell’associazionismo, che tornerà ad essere indipendente dallo Stato e veramente volontario.
Anche la riforma delle forze armate porterà probabilmente a nuovi posti di lavoro. La proposta suggerita dal Partito Radicale, e presente nella mozione che abbiamo steso congiuntamente, per l’istituzione di corpi civili e militari europei pensiamo possa essere un’ottima soluzione alle esigenze di difesa, di libertà e alle esigenze sempre nuove che già adesso si presentano con l’integrazione europea.Mi sembra che di motivi per abolire la leva ve ne ho presentati tanti e tutti ottimi, e credo che sarebbe un qualcosa che va nell’interesse di tutti, o quasi. Il guaio è che coloro che non ha interesse a che la leva sia abolita sono molto potenti. Per questo c’è bisogno di un sostegno popolare a questa campagna che siamo convinti che ci sarà.

Valentina Piattelli, Roma 20 agosto 1998