Stralci dell’articolo de "Il Giornale" di mercoledì 30 settembre 1998.

PER EVITARE LA NAIA C’È UN TRUCCO: SBORSARE 4 MILIONI

di Nino Materi

"[...] Ma iniziamo dal principio: l’arrivo della cartolina precetto. È a questo punto che già deve scattare la controffensiva. Indispensabile rivolgersi ad un buon legale. Sarà compito suo comunicare il "gran rifiuto" alla Procura circondariale della provincia in cui ha sede la cosiddetta "unità addestrativa" cioè il Car dove il giovane è stato invitato a presentarsi. Inevitabile la denuncia con l’accusa di "renitenza agli obblighi di leva". Ma non c’è ragione di preoccuparsi. La nuova legge garantisce infatti agli obiettori di coscienza totali (coloro che rifiutano sia il servizio militare sia quello civile) una via di fuga che è un’autostrada.
A renderla piatta e asfaltata pensano i pretori cui è demandato il compito di giudicare il sul "coscritto" che, al momento di presentarsi al centro addestramento, non accetta di vestire al divisa "nell’esercizio del diritto alla libertà di pensiero, coscienza e religione riconosciute dalla dichiarazione universale dei diritti dell’uomo e della Convenzione dei diritti civili e politici".
E qui sta il primo di una serie di paradossi legislativi. Con il Tribunale militare che adesso si trova espropriato di una reato di stretta natura militare. Dal luglio scorso, infatti, i Comandanti di reparto davanti al quale l’obiettore dichiara il suo "no" a vestire l’uniforme rifiutando pure il servizio sostituivo, dovranno segnalare il caso non più alla procura militare, bensì al giudice ordinario. Tappa successiva: il processo. Dopo l’inchiesta giudiziaria circondariale l’obiettore comparirà davanti al pretore cui chiederà di essere ammesso al rito alternativo (nel caso il patteggiamento della pena). Scontato il consenso il aula da parte del PM.
Contestualmente l’imputato solleciterà pure la conversione della scontata sanzione detentiva (la pena prevista va da sei mesi a due anni ma con il gioco delle attenuanti si riduce di molto) in sanzione pecuniaria per cui si arriva a quattro milioni e mezzo di ammenda (pagabili a discrezione del giudice anche a rate) con i quali l’imputato chiuderà la pratica "servizio di leva" senza un giorno di naia e senza un giorno di carcere.
E la fedina penale? Immacolata.
Ma per quelli che sotto le armi già ci sono? Niente paura, anche per loro la nuova legge consente la medesima scappatoia. Basta insomma alzarsi dalla branda e gettare il fucile alle ortiche. In questo caso i "bonus" previsti dalla nuova legge sono anche più vantaggiosi. Perché il militare "pentito" si vedrà scalare dai famosi quattro milioni e mezzo la somma equivalente ai giorni trascorsi tra marce e poligono di tiro. Alla fine il giovane se la cava con pochi spiccioli. [...]