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DAL COMUNICATO STAMPA DI "NÉ GIUSTA NÉ UTILE", 02/10/98
Recentemente il problema del servizio di leva è ritornato all'attenzione dell'opinione pubblica dopo che un quotidiano ha denunciato la possibilità di non svolgere il servizio di leva previo pagamento di una ‘multa’ di circa quattro milioni di lire; a tanto ammonterebbe la pena prevista per chi fa obiezione totale. Dopo che il sottosegretario alla Difesa Massimo Brutti ha prospettato un inasprimento delle pene nel caso in cui fossero in molti a fare questa scelta, Valentina Piattelli, Presidente del comitato "Né giusta né utile", ha dichiarato:
«Nel 1996 lo stesso Brutti aveva annunciato che la leva militare sarebbe stata abolita nel giro di pochi anni. Adesso invece propone pene più severe per gli obiettori totali.
Vorrei far notare che in Spagna si è arrivati all'abolizione della leva dopo che l'obiezione totale ("insumision", non sottomissione) aveva raggiunto proporzioni considerevoli (oltre 10.000 l'anno). Nei Paesi Bassi l'abolizione della leva era stata preceduta da un movimento di cosiddetti Yuppies Refusniki (obiettori totali per motivi di carriera). Chissà che dopo iniziative di pubblicizzazione - come quelle fatte in questi giorni da "Famiglia Cristiana" e da "Il Giornale" - non si inneschi anche in Italia un movimento di protesta come quello spagnolo. In fondo anche perché fosse riconosciuto il diritto all'obiezione di coscienza ci sono voluti atti di disobbedienza civile e condanne carcerarie.
È del tutto comprensibile che il governo desideri schiacciare sul nascere un simile movimento di obiezione di coscienza svincolata dal servizio civile, se è vero quanto ha dichairato Andreatta su "Famiglia Cristiana", e cioé che il governo ha bisogno di "mandopera" (così si è espresso) per i propri enti pubblici e le associazioni private e parastatali dove vengono mandati a lavorare gli obiettori di coscienza.
Finora sono stati prevalentemente gli anarchici e i Testimoni di Geova a fare obiezione totale per motivi politici o religiosi, in obbedienza alla propria coscienza ritenuta più vincolante della legge. A nostro avviso non va disprezzato neanche chi fa questa scelta per non perdere il posto di lavoro o per non interrompere gli studi piuttosto che dare un anno della propria vita allo Stato per l'espletamento di un dovere così oneroso - il servizio di leva - che è ormai ricosciuto come inutile per il fine per i quali fu istituito: la difesa della Patria».